lunedì 5 giugno 2017





La città dall'alto e da lontano sembrava quasi un modellino, di quelli che si vedono negli studi degli architetti famosi.
Piano piano, scendendo sempre di più, ci ritroviamo sulla strada a due corsie, immersa nei riflessi delle finestre dei grandi grattacieli.
Ad un tratto da molto vicino una forte esplosione rimbomba tra i marciapiedi, poco più in su dallo squarcio nel muro, esce fuori un uomo alto massiccio, vestito di nero, con un passamontagna e uno spolverino in pelle del medesimo colore.
Tiene un borsone a tracolla, da dove escono delle banconote.
I suoi​ occhi non possiamo vederli, ha una specie di occhiali scuri simili a quelli di quando si va in piscina.
In una mano tiene una mitragliatrice.
Davanti a lui stanno arrivando quattro macchine della polizia a sirene spiegate.
Una macchina sportiva nera gli parcheggia davanti e lui sparando contro i poliziotti salta su e scappa.
Gli sbirri si preparano ad un rocambolesco inseguimento e corrono via anche loro.
Dall'esplosione, alla sgommata delle ruote delle macchine e al rumore degli spari sono passati solo una manciata di secondi...
Adesso tutto tace.
Vorrei tanto dirvi che adesso stó guidando quella macchina sportiva e stó maledicendo gli sbirri che mi stanno alle calcagna, vorrei dirvi di essere uno di quei poliziotti carichi di adrenalina, per via della sparatoria che andranno a intraprendere pensando al loro pessimo salario e alla figlia che li aspetta a casa.
Mi accontenterei anche di essere uno degli ostaggi della banca appena rapinata...
Ma non posso. Io sono quell'uomo in fondo ai confini della pellicola, che adesso stá camminando ignaro di tutto quello che è successo, per dir la verità io devo far finta.
Perché io sono una comparsa.
Ma non una di quelle comparse che sono al centro della scena, io sono una comparsa che deve stare sul grande schermo per riempire la scena.
Di quelle che camminano o fanno i fatti loro.
Che stanno all'inizio di un film quando c'è la panoramica della città in cui è ambientato.
Avete presente quando vedete una pellicola dell'orrore, di un thriller, di un poliziesco o di un disaster movie e poco prima di una scena adrenalinica vedete la città nel suo grande splendore e prima di un qualsiasi disastro, vedete quelle persone distanti dalla storia, che non c'entrano niente e in cuor vostro dite a voi stessi:
"Io voglio essere quello che porta a spasso il cane a centinaia di metri lontano, tranquillo che tanto non gli succede niente."
Bè io no...
Avete idea di cosa vuole dire vivere una vita piatta tutti i giorni uguale?
In un mondo dove ne succedono di tutti i colori? Ma non a voi ma sempre distante?
Ve lo dico io cosa si prova... è un incubo...
La mia giornata tipo è così.
Mi sveglio la mattina alle 7.
Guardo fuori dalla finestra e lontano vedo sempre o un'astronave aliena che sta' distruggendo tutto o un mostro gigante che scaglia palazzi lontano, urla, sgomento e nei miei quartieri calma piatta come sempre...
Poi esco di casa e per strada una o due volte passo davanti a una scena di incidenti o sparatorie con un bel tipo e una bella ragazza che si baciano e davanti a loro, una carrellata di scritte che partono dal basso e vanno verso l'alto per poi sparire nel nulla.
Nell'atrio del palazzo dove è situato l'ufficio dove lavoro, tutti i giorni una scena del crimine, con tanta gente in torno e con detective privati che fanno domande a destra e a manca.
Mai che ne abbiano fatta una a me.
Una volta a uno di quelli che portava degli occhiali scuri ho provato a parlare ma niente.
Neanche mi aveva visto.
Oggi in ufficio ho scoperto che ieri sera un elicottero apache aveva fatto irruzione al piano di sopra e un poliziotto mezzo uomo mezzo macchina era riuscito a distruggerlo.
Da dove sono io riesco a malapena a vedere i vetri rotti.
E la mattina va avanti così, dalla mia finestra vedo azione, gente che corre, dinosauri per la città ed io sono qui e voi potete solo vedermi come un ombra lontana che si sporge a malapena da una finestra.
All'ora di pranzo tutti a mensa, ma oggi non mi va, mi va un hot dog dal carrellino qui sotto fuori. Tanto cosa deve succedermi? Se deve succedere qualcosa sicuramente capiterà in sala mensa.
Mentre mangio di fianco a me vedo una ragazza, bellissima, stupenda....una comparsa come me.
La seguo, ma è sempre più lontana, come se fosse alla fine di un corridoio che stà diventando sempre​ più piccolo.
Dopo un po' ci rinuncio, che non vogliano che parliamo neanche tra di noi?
Ritorno in ufficio mentre poco più lontano da me vedo un uomo in calzamaglia rossa e blu sparare dei fili dai polsi attaccato a un muro ad un'uomo vestito di verde su un aliante a propulsione.
"Beati loro..."
Penso tra me e me.
Ritorno in ufficio e dalla finestra vedo la ragazza di prima sul vicolo sotto che stá subendo una rapina.
"È più che una comparsa allora!"
Sono dieci piani sopra di loro ed il rapinatore è proprio sotto di me.
Non che l'idea mi aggradi, ma concludere una vita piatta con un gesto adrenalinico sarebbe proprio una bella uscita di scena.
Apro la finestra.
Mi butto.
Mi stó schiantando sopra il malvivente...
Oggi sarò il protagonista!
Fermo immagine, la pellicola esce...
Si blocca tutto.
Mi sveglio nel mio letto.
Sono una comparsa...non posso scegliere come vivere e nemmeno come morire.

(di Mantoni Umberto)



Voglio condividere con voi una storia scritta da mio nipote Umberto. Ne ha scritte tante e alcune me le ha fatte leggere, questa mi piace particolarmente...
Ad agosto, qui a Senigallia, ci sarà la presentazione del suo primo libro con un padrino d'eccezione:
Carlo Lucarelli.